Riportiamo di seguito l’intervento sul V PSR del Segretario Generale Cisl Lecce Ada Chirizzi pubblicato su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 19 giugno 2022.
Ha preso avvio in questi giorni, presso i dieci Ambiti e Consorzi sociali territoriali, il percorso di confronto e coprogettazione sul quinto Piano Sociale Regionale 2022–24.
Un piano che, nel riconfermare alcuni dei precedenti obiettivi strategici e linee di azione, apre a nuove sfide di metodo e di contenuto.
Basti solo pensare al cambio di scenario generato dal lungo periodo pandemico ed al fattore innovativo del PNRR che vede per la prima volta marciare unite, in un unico programma, politiche di sviluppo e politiche di coesione. 17.865.000 euro ad oggi per la sola Provincia di Lecce per interventi finalizzati alla presa in carico dei minori, l’autonomia degli anziani, progetti di vita indipendente per i disabili e centri dopo di noi, il contrasto alle povertà estreme, l’inclusione sociale, ossia quelle fragilità che la crisi sanitaria ha contribuito a rendere emergenze.
Alle risorse del PNRR andranno ad aggiungersi le tante altre fonti di finanziamento di natura nazionale e regionale ed il cofinanziamento da parte dei Comuni afferenti agli Ambiti sociali. Il tutto con l’unico obiettivo di promuovere inclusione sociale ed innovazione.
L’avvio del nuovo percorso non può ovviamente prescindere dal monitoraggio e dalla valutazione dell’attuale stato dei servizi territoriali che, pur tra tanti elementi di positività nei servizi erogati e nella infrastrutturazione, presentano ancora oggi alcuni gap che rischiano di compromettere il nuovo corso. Primo tra tutti una fragile e mai compiuta integrazione tra sociale e sanitario, universi che ancora oggi in molte nostre realtà territoriali operano secondo principi di mera giustapposizione, con una conseguente compromissione di tanti primari servizi quali la presa in carico integrata della non autosufficienza e della disabilità.
I servizi SAD e ADI in molte realtà hanno registrato un minore tasso di fruizione, anche in ragione del nuovo regime di compartecipazione alla spesa da parte degli utenti, e quello dell’integrazione scolastica dei disabili risposte non pienamente adeguate al crescente numero di richieste ed ai sempre più complessi bisogni.
Una condizione questa cui occorre porre immediato rimedio, così come richiesto con forza con una recente nota unitaria al Direttore Generale dell’Asl di Lecce e ai competenti assessorati regionali, pena il mancato raggiungimento degli obiettivi e degli standard relativi alcune delle aree strategiche del nuovo Piano Regionale.
Nel merito credo sia importante ricordare che il PNRR sarà valutato anche nella sua capacità di ridurre i divari territoriali tra i Nord ed i Sud del Paese, secondo principi di ordine quantitativo e qualitativo come, ad esempio , in questo specifico, il raggiungimento dei cosiddetti LEP (livelli essenziali delle prestazioni), e la spesa sociale pro capite che non possiamo dimenticare essere oggi nel Mezzogiorno inferiore ai 70 euro, circa la metà del dato medio recentemente registrato nel Nord del Paese.
Altra grande sfida in fase di programmazione territoriale sarà quella relativa la presa in carico di famiglie e minori e della inclusione sociale. I report 2021 prodotti dagli Ambiti evidenziano, infatti, l’aggravarsi di storiche fragilità a seguito del lungo lockdown e dell’esacerbarsi della crisi socio–economica.
Usciamo dalla lunga crisi sanitaria ancora più diseguali, in ragione delle condizioni in cui siamo entrati: cresce il numero delle famiglie a rischio povertà (vedasi i preoccupanti dati ISTAT dei giorni scorsi), diviene più fragile la rete di sostegno familiare, cresce la povertà educativa. Una povertà spesso silente che, se non efficacemente e tempestivamente arginata con specifici servizi e centri di prossimità, rischia di compromettere il futuro di tanti dei nostri minori. Un impegno straordinario, dunque, si rende necessario da parte di tutti gli attori oggi coinvolti nel processo programmatorio, perché dal modo in cui attraverseremo questo periodo dipenderà il futuro delle nostre comunità.
Un cambio di passo imposto dal PNRR , non solo in termini di pianificazione, ma anche di messa a terra dei progetti e di misurazione del loro reale impatto, con cui saremo chiamati a fare i conti e che oggi è sfida possibile grazie alla progressiva e qualificata implementazione delle piante organiche di Ambito, sia per quanto attiene gli uffici di Piano, il segretariato sociale che il servizio sociale professionale che in molte delle nostre realtà ha raggiunto lo standard di 1 assistente ogni 5.000 abitanti, grazie al buon utilizzo delle risorse rivenienti dal Pon Inclusione e dal Piano Povertà. Un corpo organico che oggi occorrerà promuovere e stabilizzare. Perché non vi possono essere buoni servizi senza buon lavoro, senza un lavoro dignitoso e garantito. Un lavoro sociale che deve uscire fuori dalle secche della precarietà. Non dimentichiamo che nella nostra provincia negli ultimi anni abbiamo registrato un progressivo aumento dei cosiddetti working poors (lavoratori poveri) che hanno visto sempre più erodere il monte orario settimanale e con esso il salario, che ha raggiunto minimi storici . Potenziare e garantire il lavoro, in termini quantitativi e qualitativi, dovrà essere anche essa priorità, non fosse altro perché rientrante tra quelle fissate dal PNRR.
E, per finire, uno sforzo ed una maggiore attenzione nei confronti delle crescenti comunità di migranti che oggi popolano ed animano le nostre comunità, ri–bilanciandone, in moltissimi casi, anche il progressivo decremento demografico. A loro vanno riservati degli stabili sportelli di orientamento e presa in carico così come di mediazione culturale utile a sostenere la piena fruizione dei diritti di cittadinanza.
Affinché, come recita il pay off del nuovo Piano Regionale, nessuno sia lasciato indietro. Nei diritti, nell’ inclusione, nella emancipazione.