Le recenti dichiarazioni del Dott. Rollo sulla grave situazione delle liste d’attesa in provincia di Lecce, più volte da noi denunciata con dati e casi specifici, lasciano a dir poco perplessi. Un problema così grave che, di fatto, diviene negazione del diritto alla salute di migliaia di nostri concittadini, non può più trovare giustificazione in espressioni vuote quale “problema complesso e atavico”, né può essere ancora a lungo giustificata da una emergenza covid, in via di mitigazione.
Ma ciò che più lascia allibiti è la soluzione prospettata ossia quella di una “attenuazione della richiesta di visite ed esami già in partenza”. Una cura peggiore del male stesso. E anche qualora si riuscisse a dare tempestiva risposta alle richieste urgenti o a breve termine resterebbe aperta la grande questione delle migliaia di richieste di visite e prestazioni differibili e soprattutto delle programmabili. Un bisogno diffuso confermato dai dati in nostro possesso e ben noti a tutte quelle persone che, anche questa mattina, chiamando per prenotare una visita specialistica o un accertamento diagnostico, si sono sentiti fissare una data futuribile, molto in là con il tempo, o se la sono vista negare a causa delle agende chiuse. Un bisogno di sanità negato che, ove il reddito lo permetta, trova sempre più spesso risposta nelle prestazioni a pagamento, divenendo, invece, nei casi di indigenza, un bisogno silente.
Basterebbe, a tal fine. monitorare la spesa sanitaria sopportata dalle famiglie salentine per l’anno 2020, evidenziata in fase di dichiarazione dei redditi. Si ricercano, insomma, vie brevi e soluzioni approssimative senza però interrogarsi sulle ragioni e sulle responsabilità della mancata messa in campo delle azioni previste dal “Piano aziendale per il governo dei tempi di attesa della ASL di Lecce”, condiviso e varato nell’agosto del 2019, ben prima della pandemia. Che fine hanno fatto gli impegni al potenziamento dell’offerta specialistica ambulatoriale e di day service e le agende
speciali per quanti fossero restati fuori dai tempi di prenotazione? Quali i risultati conseguiti con le risorse aggiuntive stanziate a tal fine dalla Regione Puglia? Che fine hanno fatto gli interventi di prevenzione e la campagna di comunicazione prevista?
Una mancata prevenzione che manifesterà presto i suoi terribili effetti. Che fine hanno i PTA e la rete di orientamento e presa in carico delle cronicità? Ha ancora valore e senso citare una medicina del territorio che non c’è? Tali gravi problemi non possono che trovare risposta in una pianificazione di ampio respiro che preveda azioni condivise e conseguenti, che porti ad un superamento di questa logica degli interventi spot o confronti parziali che di fatto eludono l’unico vero confronto possibile e titolato: quello al tavolo territoriale sulla sanità e quello ai tavoli di federazione per la gestione e la riorganizzazione del sistema. L’unico che possa creare le condizioni propedeutiche per un efficace utilizzo delle risorse del PNRR e del piano europeo 2021/27 che, in caso contrario, rischiano di mancare gli ambiziosi obiettivi posti di innovazione e riqualificazione del sistema, di una medicina del territorio efficace e di una rete di ospedali e strutture di comunità che possa integrare quella ospedaliera.
Soluzioni di parte, si potrà dire. Ma che questa sia l’unica strada possibile lo sanno bene tutti i nostri concittadini Lo sanno bene i nostri pensionati.
Lo sanno bene le nostre famiglie. Lo sa bene chiunque si rivolga alla Asl di Lecce senza, ahimè, trovare ancora una volta risposta.