Se la fine dell’anno 2018 e l’inizio del nuovo anno generano una riflessione collettiva su un’idea di territorio, come opportunamente sta provando a fare la Gazzetta del Mezzogiorno confermando la propria storica vocazione meridionalista e la propria connessione con la realtà locale, e se questo dibattito riesce a sottrarsi alla retorica dei bilanci da San Silvestro e dei buoni propositi da Capodanno, questo fatto in sé può rappresentare una buona notizia per il nostro territorio.
Ha ragione il Presidente di Confindustria Lecce Giancarlo Negro quando, dalle colonne di questo giornale, afferma che è arrivato il momento di assumerci le nostre responsabilità. Vale per Confindustria, vale per tutto il partenariato economico e sociale.
Responsabilità rispetto ad una desertificazione politica ed istituzionale che ha lasciato il nostro territorio provinciale senza una guida e senza una sintesi di rappresentanza e lo ha reso spesso silente o preda di interessi di parte che si autorappresentano come interesse generale ed hanno spesso prodotto mediazioni con i poteri decisori, nazionali e regionali, prescindendo dalle reali priorità della nostra comunità.
Responsabilità rispetto alla necessaria individuazione di strategie comuni generative di futuro, che muovendo dalle criticità e dalle potenzialità del tessuto economico locale sappiano cogliere e non dissipare le occasioni di sviluppo che possono derivare da processi e normative attivate o attivabili ad ogni livello (solo per fare qualche esempio Impresa 4.0, Zes, distretto del turismo).
Responsabilità rispetto alla necessità di attrezzare e di connettere un territorio come il nostro che soffre di estrema marginalità geografica. Dotare un territorio di infrastrutture materiali ed immateriali di qualità, che riguardano i diritti di cittadinanza (mobilità di merci e persone, salute, istruzione, sicurezza, protezione sociale) non è più questione propedeutica allo sviluppo, è già idea e pratica di sviluppo. Cantieri e servizi rappresentano tra l’altro la prima risposta anticiclica che genera occupazione.
Responsabilità verso un salto di qualità dei sistemi produttivi locali, che anche facendo tesoro di buone esperienze presenti nel nostro territorio, sappiano declinare in chiave salentina ed in ogni settore produttivo, dal manifatturiero al terziario, dall’agroalimentare al turismo, “un patto della fabbrica” che coniughi le diverse necessità di innovazione di processo e di prodotto, di crescita della produttività, di qualificazione professionale, di buona occupazione e di rispetto di leggi e contratti.
Responsabilità verso il pieno sviluppo, nei sistemi aziendali o nel territorio, di una sana contrattazione di secondo livello che può aiutare l’evoluzione dei sistemi produttivi nella capacità di adattabilità alle sfide dei mercati ed ai percorsi di crescita e favorire contemporaneamente la nascita di veri e propri sistemi di welfare contrattuale e di conciliazione.
Che sia quindi l’anno della responsabilità. Partendo da un noi, un noi che racchiude l’insieme della rappresentanza economica e sociale del territorio e ogni singolo soggetto individuale e collettivo in essa incluso.
La crisi che riprende a mordere, le nuove sfide derivanti da una legge di bilancio che ignora il Mezzogiorno e la crescita, le nuvole di un’autonomia regionale differenziata rendono maggiormente necessitata, in territori come il nostro, l’esigenza di reagire imparando a fare e ad essere comunità.
Fare ed essere ciò che da qualche tempo non riusciamo ad essere ed a fare.