Il 28 aprile si celebra la Giornata Mondiale della salute e sicurezza sul lavoro istituita nel 2003 dall’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Oltre ad essere l’occasione per ricordare le migliaia di donne e uomini che hanno perso la vita sul posto di lavoro o nel tragitto per raggiungerlo, questa giornata rappresenta sicuramente un momento per fare il bilancio su quanto accaduto nell’ultimo anno.
L’analisi dei dati rilevati dall’INAIL per il 2021, prendendo a riferimento il fenomeno infortunistico, ci restituiscono uno scenario abbastanza preoccupante. In Italia sono state registrate, nel periodo Gennaio–Ottobre 2021, 448.110 denunce di infortunio con un aumento del +6,31% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Particolarmente rilevante la variazione degli infortuni “in itinere”, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, che sono aumentati del +20,45%. Il quadro generale non cambia se osserviamo la situazione nella nostra Regione e nella provincia di Lecce. Le denunce di infortunio sul lavoro in Puglia, per il periodo Gennaio 2021–Ottobre 2021, sono state 19.909 (+4,37%) di cui 2.601 (+12,79%) occorse “in itinere”.
Quello che però desta maggiore preoccupazione è la situazione che riguarda la provincia di Lecce. Le denunce di infortunio sono passate da 2.807 (Gennaio– Ottobre 2020) a 3.432, per il periodo Gennaio–Ottobre 2021, con una variazione del +22,27% facendo collocare Lecce al primo posto in Puglia per aumento in termini percentuali.
Ancor più grave è il fenomeno delle morti bianche nel nostro territorio che, oltre alle ripercussioni drammatiche sulla situazione familiare interessata dal lutto a causa della perdita di una persona cara, ha assunto proporzioni ormai inaccettabili in ambito generale. A fronte delle 82 vittime registrate in Puglia, nel periodo Gennaio–Ottobre 2021, ben 21 sono avvenute in provincia di Lecce con un incremento del +162,5% rispetto al 2020 (8 infortuni mortali). L’ultimo dei quali avvenuto, purtroppo, giusto un mese fa a San Donato.
Dati molto allarmanti se si considera che la provincia di Lecce è risultata, nella triste classifica che misura l’incidenza delle morti bianche sul numero complessivo degli addetti, al 7° posto su base nazionale. Non si può morire di lavoro né sul posto di lavoro.
È necessario tenere costantemente accesi i riflettori su alcuni temi fondamentali per la tutela della salute e della sicurezza. Il primo è relativo alla regolarità del lavoro. I rapporti che non rispettano le norme sono sicuramente una delle possibili cause dell’aumento del rischio. A volte sono semplici inadempienze, altre volte coinvolgono fenomeni legati alla criminalità economica, alle prestazioni di lavoro senza alcun segno di legalità o senza il reale rispetto dei contratti regolari. Altro tema centrale è l’evoluzione del lavoro, legata soprattutto all’accelerazione tecnologica degli ultimi due anni. Lo smart working, anche a causa della pandemia, sta mutando radicalmente la vita privata e professionale delle persone, aprendo lo scenario a nuove insidie per la salute e il benessere dei lavoratori.
Oltre a queste nuove questioni che emergono in un contesto che cambia, ce ne sono altre che da sempre accompagnano la sicurezza sul lavoro: la formazione e soprattutto la cultura della prevenzione. Sfide antiche che oggi devono misurarsi anche con un lavoro sempre più fluido, a volte privo di un luogo fisico stabile. In questo contesto assume particolare rilevanza il “Protocollo d’intesa per il rafforzamento della sicurezza sui luoghi di lavoro nella provincia di Lecce”, con la conseguente costituzione dell’“Osservatorio Provinciale Sicurezza sul Lavoro”, che a breve sarà sottoscritto presso la Prefettura di Lecce. Queste azioni rappresentano soltanto i primi passi di un cammino che va assolutamente accelerato e che dovrà necessariamente portare ad una diffusione capillare della cultura della prevenzione degli infortuni e della promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro.