I dati sugli infortuni sul lavoro in provincia di Lecce pubblicizzati nei giorni scorsi dall’ANMIL (Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi) mettendo a confronto i primi 4 mesi del 2019 con quelli del 2018, fotografano una situazione a dir poco preoccupante. Dal loro esame emerge un aumento delle malattie professionali (patologie tumorali, del sistema osteo-muscolare, del sistema nervoso, oltre alle disfunzioni del sistema respiratorio) a fronte di un decremento delle denunce. Restano invece stabili le morti bianche, in controtendenza con l’aumento registrato a livello regionale e nazionale. Nonostante l’impegno ad oggi profuso dalle organizzazioni sindacali e dagli enti territoriali preposti sul versante della prevenzione, ci si continua, ahimè, ad ammalare sul lavoro, ad infortunarsi sul lavoro ma, soprattutto, a morire sul lavoro. Per tali ragioni non possiamo comprendere o giustificare il silenzio di un Paese che non si indigna davanti a provvedimenti come il recente taglio dei fondi INAIL (150 milioni annui) destinati alla prevenzione e alla formazione. Per tali ragioni non possiamo non richiedere con forza una presa in carico da parte delle istituzioni (e non solo) dei rilevanti problemi noti da anni e che non si può pensare di liquidare con un pubblico cordoglio di facciata. Come evidenziato dalla Cisl nazionale nel recente documento indirizzato al Ministero del Lavoro, “urge una revisione complessiva delle disposizioni vigenti in materia di formazione su salute e sicurezza sul lavoro, così come pure occorre individuare meccanismi che agevolino la fruizione del diritto alla formazione obbligatoria e specifica delle figure della gerarchia aziendale, a partire dai lavoratori, in tutti i comparti, pubblici e privati” , valutando l’adeguatezza e l’efficacia della erogazione della formazione oggi in essere che risulta spesso mero adempimento formale. La formazione su prevenzione e sicurezza è preziosa ed indispensabile, ma non sufficiente. Occorrono maggiori controlli e sanzioni. A tal fine occorre procedere con tempestività ad un piano assunzioni di Ispettori del Lavoro, la cui azione va armonizzata con quella degli altri organi di vigilanza. Il perpetuarsi del blocco del turn over ne ha infatti ridotto la pianta organica, limitandone inevitabilmente l’azione. Una campagna assunzioni che assume rilievo strategico dopo il varo del decreto Sblocca Cantieri che, come denunciato in tutte le sedi, amplifica la procedura del subappalto con tutto ciò che ne deriva in termini di dumping contrattuale e di minori tutele e garanzie dei lavoratori, anche in relazione alla sicurezza sul lavoro. Occorre, dunque, un cambio di passo anche al fine di allineare il nostro Paese agli strumenti programmatici europei che pongono al centro la sinergia tra i diversi attori in campo, secondo una logica partecipativa. L’Italia, ad oggi, è l’unico Paese dell’Unione Europea a non avere ancora una propria Strategia Nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro. L’unico che non l’ha neanche mai avuta! Il dotarsi di una Strategia come sistema Paese, significherebbe definire le politiche da attuare, le risorse da impiegare, le sinergie da creare, gli obiettivi da raggiungere ed i sistemi di valutazione, di percorso e di risultato, da impiegare. Occorre costituire, a tutti i livelli, i luoghi del confronto e della partecipazione. Il ‘Patto per la fabbrica’ sottoscritto tra Cgil Cisl e Uil e Confindustria, può rappresentare una utile traccia di lavoro. Così come pure il Contratto Integrativo di Lavoro sottoscritto per la provincia di Lecce tra le federazioni sindacali di categoria degli edili e la Cassa Edile. Un Contratto che istituisce una premialità per le aziende virtuose in tema di prevenzione e sicurezza sul lavoro e un rafforzamento del ruolo della Cassa Edile su detti temi. Nessuno può nel merito chiamarsi fuori. Tutti siamo chiamati a svolgere, con responsabilità, il ruolo che ci è assegnato. Nella consapevolezza che ogni infortunio, ma soprattutto ogni morte sul lavoro è una sconfitta per tutti. La sicurezza non può essere un optional. Deve essere una priorità anche per il nostro Paese.