I ricci di mare non si potranno più pescare in Puglia per tre anni. Il Consiglio Regionale ha approvato una propria legge che ne impedisce il prelievo nel mare pugliese fino al 2026. Mentre però si è stati, da un lato, molto celeri nell’approvare una legge che impedisce la pesca dei ricci, bisognosi di un periodo congruo necessario al ripopolamento, dall’altro non si è stati altrettanto attenti a pensare ad un meccanismo che in qualche modo ristori i pescatori.
Va ricordato che i pescatori professionali di ricci sono in possesso di regolare licenza che permette loro solo questo tipo di pesca e questo provvedimento della consulta regionale azzera di fatto, senza prevedere alcuna forma di ristoro, la possibilità per questi pescatori di percepire un reddito per i prossimi tre anni.
Una amnesia da parte dell’organo istituzionale pugliese che rischia di costare molto cara ai pescatori ed alle loro famiglie se non si trova un rimedio. Passando oltre la considerazione sulla possibilità da parte della Regione Puglia di normare relativamente ad una materia che dovrebbe essere di competenza dello stato come le acque demaniali, non si capisce il motivo di emanare una legge senza prima aver fatto uno studio o aver condiviso la decisione e le relative conseguenze.
Si sarebbe rivelato opportuno, in questo senso, l’utilizzo della CISOA, la cassa integrazione mutuata dal settore agricolo, della quale si sta ancora discutendo a livello nazionale; nell’attesa, però, ci aspettiamo e confidiamo che la stessa Regione Puglia faccia proprie le rimostranze nostre e dell’intero mondo della pesca pugliese prevedendo in tempi brevissimi una forma di ristoro per questi pescatori, ai quali si è vietato tout court di poter lavorare, che consenta loro di percepire una giusta e dignitosa indennità che garantisca le loro famiglie.